Tutti i dispositivi di comunicazione senza fili utilizzano radiazioni elettromagnetiche da radiofrequenza che possono avere effetti importanti sulla salute dell’Uomo, degli animali e delle piante, anche al di sotto degli attuali limiti di legge. L’immissione nell’ambiente delle radiazioni 5G comporta un aumento dell’inquinamento elettromagnetico di fondo che desta molta preoccupazione.
Rischio cancerogeno
Già le radiazioni delle telecomunicazioni a radiofrequenza in uso oggi sono state classificate “Possibile Cancerogeno per l’Uomo” (Classe 2B) dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) nel 2011, ma successivamente uno studio svedese (Hardell, Pathophysiology, 2015) ha concluso che la radiofrequenza debba essere considerata un Cancerogeno Certo (Classe 1).
Studi successivi su animali dell’Istituto Ramazzini e del National Toxicology Programme degli Stati Uniti, inoltre, hanno rafforzato le prove di questa cancerogenicità.
Rischio per i lavoratori
Anche i tribunali italiani, in 5 sentenze diverse, hanno riconosciuto il nesso causale tra l’esposizione continuativa e prolungata alla radiazione del cellulare e l’insorgenza di tumore cerebrale.
Tra le frequenze usate dalla telefonia mobile ci sono anche quelle che saranno utilizzate dal 5G: 720 MHz, 2600 MHz, 3400 MHz. Queste sono comprese tra le frequenze già utilizzate dalla telefonia GSM a 900 MHz, GPRS a 1800 MHz, bluetooth 2200 MHz, WIFI a 2400 MHz, WIFI 5000 MHz.
La scienza lancia l’allarme per il 5G
Sulla tossicità di queste radiazioni esiste una corposa bibliografia scientifica. Gruppi di scienziati indipendenti hanno pubblicato delle revisioni scientifiche della letteratura che sono disponibili online (in inglese) su questi siti: Gruppo Bionitiative e Commissione Internazionale per la Sicurezza Elettromagnetica (ICEMS).
Le nuove reti 5G useranno frequenze a 28000-34000 MHz e 60000-78000 MHz e funzioneranno con sistemi di irraggiamento chiamati “beam forming” nel senso che organizzano il segnale elettromagnetico attraverso dei fasci direzionali per i quali non esistono ancora dei criteri di misurazione certa tali da garantire che non si superino i limiti di esposizione previsti dalla legge.
Limiti di esposizione: proteggono la popolazione?
Tra l’altro gli attuali limiti di legge, che prevedono una soglia massima di 6 V/m negli ambienti dove si soggiorna più di 4 ore, e una soglia massima di 20% in assoluto, sono stati diluiti dal Decreto Crescita 179 del 18 ottobre 2019, che impone una misurazione su una media di 24 ore, anziché su 6 minuti. Va precisato che la media di 6 minuti ha precise ragioni biologiche e deriva dal tempo necessario a dissipare il calore nella materia vivente attraverso la circolazione sanguigna. La misura su una media di 24 ore non ha motivazioni e di fatto diluisce la rilevazione dell’esposizione nel tempo e di permettere il superamento di 6 V/m nelle ore diurne, facendo poi la media con i livelli nettamente più bassi che di solito si riscontrano nelle ore notturne, quando i dispositivi mobili non vengono utilizzati.
Nella legge il valore di attenzione e l’obiettivo di qualità hanno lo stesso valore di 6 V/m mentre l’obiettivo di qualità dovrebbe avere un valore minore a cui tendere nel processo di minimizzazione dell’esposizione della popolazione agli inquinanti elettromagnetici. La comunità scientifica negli ultimi anni ha identificato il valore di 0,6 V/m quale valore a cui tendere con urgenza.
Onde millimetriche
Parte delle frequenze usate dal 5G hanno minore lunghezza d’onda e vengono definite “millimetriche”. Su queste frequenze non sono stati condotti studi biologici che ne dimostrino l’innocuità, Quindi non devono essere installate fino a che non verrà fatta una seria valutazione del rischio sanitario e ambientale per la salute dell’Uomo, della flora e della fauna.
Ad oggi la ricerca ha soltanto chiarito che le onde millimetriche interessano soprattutto la superficie dell’epidermide in particolare le ghiandole sudoripare che hanno una conformazione elicoidale e che per la loro conformazione sembrano delle antenne riceventi del segnale del 5G (Feldman, 2008; Feldman 2009). Visto che accanto a queste ghiandole risiedono anche le terminazioni nervose del tatto, le quali sono collegate al sistema nervoso centrale, si può supporre che un segnale 5G sulla pelle possa comportare un coinvolgimento dell’intero organismo attraverso la stimolazione nervosa periferica, ma serve ulteriore ricerca per stabilirlo.
Già da anni alcuni ricercatori (Neufeld and Kuster IT’IS Health Physics 2018; Foster KR, 2016; Foster KR, 2017; Foster KR, 2018) chiedono di rivedere gli attuali standard di sicurezza delle esposizioni elettromagnetiche perché i modelli di studio del riscaldamento non sono adeguati alle nuove frequenze del 5G.
In attesa di studi che garantiscano la innocuità di queste nuove radiazioni occorre una moratoria, come hanno già fatto oltre 200 scienziati che hanno firmato un Appello Internazionale per fermare il 5G già nel 2017.
Appelli di scienziati e associazioni
Va, inoltre, l’associazione AMICA, attraverso una richiesta di accesso agli atti, ha scoperto che, prima di concedere all’industria lo sfruttamento delle frequenze del 5G, il Ministro dello Sviluppo Economico Di Maio non ha chiesto il parere sanitario sul 5G ai sensi della Legge 833 del 1978. Questo significa che la sperimentazione del 5G non ha solo un carattere puramente tecnologico ma rischia di essere anche una sperimentazione sulla salute pubblica, soprattutto perché le radiazioni del 5G vanno a sommarsi alle attuali radiazioni della telefonia mobile, perché il 5G ha caratteristiche di pulsazione e polarizzazione diverse dall’attuale telefonia e perché usa onde millimetriche delle quali si conoscono poco gli effetti biologici e sulle quali servirebbe ulteriore ricerca. Servono, inoltre, che gli studi scientifici siano indipendenti così che non siano viziati dal conflitto di interessi.
Numerose istituzioni hanno deliberato di vietare l’installazione di antenne 5G fino a che non saranno fatte serie valutazioni del rischio sanitario. Tra questi ci sono la regione di Bruxelles, il Senato della Nigeria, la Slovenia, la Regione Marche e oltre 200 comuni che hanno deliberato ordinanze e mozioni per il blocco del 5G. il Parlamento Svizzero che ha vietato il beam forming.
Fiorenzo Marinelli
Fiorenzo Marinelli, biologo ricercatore esperto di effetti dei campi elettromagnetici a livello cellulare ed enzimatico, ha lavorato trent’anni all’Istituto di Genetica Molecolare del CNR di Bologna. Attualmente collabora con l’Università dell’Insubria e con l’Istituto Ramazzini ad un progetto per l’utilizzo di campi elettromagnetici estremamente deboli per la stimolazione delle cellule staminali per la riparazione del tessuto cardiaco e si occupa di consulenze per la misurazione dei campi elettromagnetici e per la valutazione del rischio biologico ad essi associato. Nel 2019 ha pubblicato il libro “Wireless. Tutta la verità su cellulari, ripetitori, Wi-Fi e 5G”, i cui proventi sono destinati all’associazione AMICA per lo sviluppo della ricerca sugli effetti biologici dei campi elettromagnetici.